Umberto Scipione
Speciale Premio Gaetavola 2011
Intervento di Marina Fanfani
Conosco il maestro Scipione solo da quattro anni, sebbene siano stati quattro anni
di quasi quotidiana frequentazione.
Davo l'addio alla casa che mi aveva ospitato
per trent'anni ed avevo organizzato una festa di commiato. L'avvocato Buceti mi
ha chiesto di portare alla festa un suo amico "insegna al Conservatorio, suona benissimo
il pianoforte, vedrai, ti piacerá" Dopo tale presentazione, immaginavo di ascoltare
Chopin, o Ravel, o comunque brani di musica classica. Quale è stata la mia sorpresa
appena Umberto si è seduto di fronte al pianoforte? Ha cominciato a suonare canzoni,
di ogni genere, passando da una all'altra con assoluta naturalezza, rispondendo
alle richieste degli ospiti e cambiando ritmi, come se ciò non comportasse alcuna
difficoltà. Ed io, che da sempre ho amato la musica, non ci ho messo molto a capire
e far comprendere ad Umberto che,il nostro, avrebbe potuto trasformarsi in un sodalizio
“magico / speciale”.
Ho imparato, dunque, a conoscere le capacità di Umberto che,
ad una grande scuola e perizia quale musicista classico, univa le facoltà della
invenzione musicale, cosiddetta leggera.
Ho avuto la fortuna di stare accanto ad
Umberto nel momento in cui iniziava a comporre una colonna sonora. E’stata una esperienza
entusiasmante scoprire che Umberto non si esprime a parole, ma con i sentimenti.
Il compito a lui assegnato era di dare vita a " Benvenuti al sud" remake del film
francese, campione di incassi. Era una sfida, a fare meglio, ma del tutto differente,
da quello che aveva composto, e bene, un suo collega.
Nel suo studio, Umberto, seduto
di fronte al pianoforte collegato con un computer, ascoltava le armonie che gli
sgorgavano dal cervello e dal cuore, e le fissava sull'apparecchio elettronico,
suonandole. E poi il momento più esaltante era vedere come un tema, inizialmente
semplice, prendeva vita, forza, forma, con l'aggiunta di suoni prodotti da altri
strumenti che aggiungeva, toglieva, sostituiva, affiancava. Mi sono sorpresa, all’inizio
e poi non più, a vederlo intento per ore, per intere giornate, per gran parte della
notte, su un suono. Un passaggio che non era esattamente come lo voleva Umberto,
ed aggiungeva altri strumenti, ma non era ancora soddisfatto, e provava di nuovo.
Mi chiedeva di ascoltare con attenzione, di dirgli il mio parere su quale delle
tre o quattro soluzioni mi sembrasse più efficace, e provava ancora e poi buttava
tutto all’aria e cambiava interamente la frase musicale, poi ne confezionava un’altra
con ritmo diverso, tornava ad ascoltare la prima in cuffia, per non essere disturbato
neppure dal volo di una mosca e lo vedevo concentrato, non si accorgeva del tempo
che trascorreva, inclemente, senza che le apparecchiature elettroniche gli restituissero
quello che voleva, sentiva, era giusto in quel punto.
Poi, finalmente, la mente
si riempiva di note, ed era una sinfonia che cancellava le ragioni di dubbio, che
lo riportava nel mondo a lui congeniale, che gli restituiva la certezza di farcela
e la serenità che solo l’incantesimo della musica come da lui desiderata, sapeva
donargli, la sua musica, che lo ha accompagnato e lo accompagna fin dall’infanzia.
I temi musicali uscivano dal pianoforte goccia a goccia, suoni melodiosi, vibranti,
ritmati, i suoi suoni.
La telefonata di Sabina, sua moglie, lo riportava alla realtà
“non posso, non ora, mangiate senza di me”. Solo a notte inoltrata la tensione si
allentava ed Umberto si accorgeva di essere stanco, affamato. Ma finalmente soddisfatto.
Occorre un orecchio attento. Il suo è un orecchio assoluto, come pochi hanno ricevuto
quale dono, unito ad una grande sensibilità musicale e non solo. Occorre la sensibilità
di comprendere come si debba sottolineare ed accompagnare una scena seria o una
buffa con l'efficacia necessaria a non sovrastare il girato, ma ad accompagnarlo
per farlo meglio apprezzare dallo spettatore.
Occorre la sensibilità per capire
cosa desideri il regista che, non musicista, ha idee anche in merito alla musica
che dovrà coinvolgere, accentuandole, le suggestioni suggerite dalle sue immagini.
Non è sempre semplice, come avrei ben presto capito, condurre il regista a percepire
il perché di un'armonia scelta e voluta in una certa maniera, occorre diplomazia
e pazienza, tanta pazienza, per conseguire un risultato che metta tutti d'accordo
e che sposi le esigenze di chi, della musica, ha fatto la ragione della propria
vita. Tutto questo, e molto ancora, ho imparato stando accanto ad Umberto, e vi
assicuro che veder nascere una colonna sonora è una avventura appassionante.
Intervento di Amilcare Buceti
Umberto è, certamente ed anzitutto, il figlio di Roberto, per tutti a Gaeta il Maestro
Scipione. Generazioni e generazioni di allievi, di bambini e di adulti, quindi di
uomini e di donne di questa città hanno ascoltato il sobrio discorrere del Maestro
Roberto, una presenza mite e leggera, un uomo scolpito nella memoria della nostra
comunità.
Umberto maturò giovanissimo questa consapevolezza, ovvero che la sua casa
non era una semplice casa, bensì il “luogo” dove a Gaeta si insegnava la musica.
Un predestinato, espressione che sembra tradire una naturale vocazione verso l'inevitabile
traguardo del professionista sul pentagramma. Questo, tuttavia, non è completamente
vero, ed anzi sposare questa visione suonerebbe ingiusto e diminutivo perchè essere
un musicista, un compositore, è circostanza che reca con sè, al di là delle formali
agiografie del figlio d'arte, uno sforzo incredibile, una costante e tenace applicazione,
una dedizione assoluta per la musica e solo per la musica.
Lunghe giornate, pomeriggi
d'autunno e serate di bella stagione, trascorrono allo stesso modo, sullo strumento,
sulla composizione. Consentite tuttavia, prima del rosario elencativo dei successi
che a Umberto fanno capo, offrire a questa platea un affresco, breve e misurato,
dei luoghi dell'infanzia e dell'adolescenza del Maestro Umberto Scipione.
Umberto
è studente brillante, media inferiore alla Giosuè Carducci, medie superiori all'Istituto
che ci ospita, scuole dirimpettaie, condomini di una stessa piazza, perchè Umberto
è di Via Genova, a suo modo, un mondo a parte anche quello. Umberto è il più piccolo
di un gruppo di giovani che, come in tutti i quartieri, aveva la “sua” squadra di
calcio, come la mitica “Villa”, la meno suggestiva “Corso Italia”: a undici anni
Umberto, che ha già la stoffa di leader suo malgrado, costruisce intorno a sé il
gruppo di amici che conserverà per la vita. Alcuni, a loro volta, simboli involontari
e quasi trascurati di questa città (per tutti il divino Mario Caneschi, esempio
di lealtà e di eccellenza umana e sportiva).
Con entusiasmo e con grande, straordinaria
umiltà, Umberto (che coltiva in segreto i segni per noi non perscrutabili delle
note di Strawinscki e Liszt) ci accompagna con la chitarra e l'armonica a bocca
nelle notti di San Silvestro. L'esperienza dello “Sciuscio” ci consegnerà per anni
ad un miracolo che si rinnoverà fino a quando, come è giusto che sia, la vita reclama
altre responsabilità.
Oggi riconosciamo in quella sua antica disponibilità il segno
della generosità di Umberto, carattere quasi carsico di questa città, che nasconde
a sé stessa i frutti migliori della propria comunità. La parentesi romantica e spensierata
della formazione artistica di Umberto si incrocia ancora una volta con la tradizione
di un gruppo di amici che, ormai quasi adulti, per puro divertimento e quasi in
esplorazione antropologica dei riti del “paese”, allieta i matrimoni dei gaetani
o fa le ore piccole nei night che un tempo caratterizzavano la vita di questa città
a stelle e strisce.
Ma sono anche anni di impegno assai intenso, un vero e proprio
“forcing” di costante applicazione allo strumento, il clarinetto, la scoperta –
che diventa erudito approfondimento- dei grandi compositori della musica classica
e della musica jazz. Ripeto, sono anni di grandi sacrifici: ottenuto il diploma
al Conservatorio Capitolino, Umberto continua, forse ancora più intensa, l'impegno
di compositore. Per quanto serio e responsabile il suo impegno come docente di educazione
musicale in diversi istituti della provincia di Latina (Itri, Formia, la stessa
Gaeta) Umberto, sacrificando la piccola “movida” gaetana di quegli anni, continua
a studiare, anche perchè una intensa attività concertistica., sino a tutto il 1995,
lo impegnerà a fondo.
Felicissima, ma non inaspettata, la collaborazione con il
fratello Ugo e la talentuosa sorella Lara, piccola diva del pianoforte classico.
Ricordiamo che ad appena 23 anni Umberto è già docente presso il Conservatorio di
Reggio Calabria (importante per ragioni diverse, perchè qui incontra la compagnia
della sua vita, l'arpista Sabina Turano), poi Frosinone ed infine l'approdo al prestigioso
Santa Cecilia di Roma.
Al Maestro Scipione si debbono in quegli anni numerose pubblicazioni
didattiche sullo studio del clarinetto, mentre prosegue, sino a costituirne momento
centrale, l'attività compositiva, che spazia dal rigore quasi ascetico della musica
classica, alla musica leggera (mi piace segnalare qui le collaborazioni con Massimo
Ranieri e, ancora più intensa, con Irene Fargo).
Una speciale menzione deve poi
riconoscersi alla particolarissima collaborazione prestata dal Maestro Scipione
con l'Antoniano di Bologna, storica istituzione presso la quale Umberto ha garantito
l'attività di selezionatore per ben cinque anni, mentre un piccolo caso – per il
favore della critica e il successo di pubblico che quella raccolta di brani incontra-
diviene l'album “Ghiri ghiri”, ormai piccolo oggetto di culto della musica per bambini,
cui la stessa Irene Fargo presta la sua eccellente partecipazione. D'altra parte
il successo commerciale di “Ghiri ghiri”è emblematico della versatilità artistica
di Umberto Scipione, che con la medesima straordinaria naturalezza si misura con
la musica classica, la musica leggera, le promozioni pubblicitarie, le colonne sonore,
il pop, la musica jazz.
E' Umberto che porta al successo numerosi artisti della
scena sanremese (penso ad Anna Tatangelo). Sterminata l'attività di composizione
che Umberto presta nel campo documentaristico e radiotelevisivo, circa centocinquanta
contributi artistici per documentari, cortometraggi, film, sceneggiati radiofonici.
La colonna sonora di “Benvenuti al Sud”, record di incassi in Italia, corona il
giusto riconoscimento di un grande artista della nostra città. Ora il passo per
me più delicato : senza che questo rilievo suoni come indebito salto sul “carro
del vincitore” debbo segnalare, davvero come dato tutto epidermico di un'amicizia
vera e profonda, l'avventura musicale che Umberto ha voluto regalare a me e Marina
Fanfani, tutti e tre soci di Zarvel Music e, soprattutto, i contributi che ne sono
scaturiti. “Cinquant'anni e più”, una bellissima canzone scritta da Marina sulla
musica di Umberto, e ancora, lo struggente commento musicale che Umberto ha costruito
su un ricordo della mia infanzia, il viale di Platani che ancora oggi troviamo di
fronte alla nostra scuola elementare, in un giorno qualunque di un autunno gaetano
: “Foglie” è il brano che il Maestro Scipione ci “racconterà” - proprio adesso -
al pianoforte.
Le Vie di Gaeta
Percorso Gastronomico Culturale
IX edizione
1-2 Ottobre 2011
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